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Dittature. Tutto quanto fa spettacolo – Una specie di prefazione

Una specie di prefazione

Scorrendo, in modo del tutto ancora virtuale a differenza di voi, che adesso potete tenerlo in mano, le pagine elettroniche di questo sapido libretto del sempre pungente A. C. Whistle – come ben sanno i suoi venticinque e più lettori – non potevano non ritornarmi a mente le taglienti atmosfere di colui che credo sia in assoluto da considerarsi il padre nobile della satira e dell’umorismo “colto” di tutto il secondo Novecento italico, il grande Ennio Flaiano, supremo fustigatore di vizi (molti) e virtù (meno) dell’italiano medio del boom e dintorni, caustico e sorridente abitatore della nuova Italia, che però è un frutto immediato del dopoguerra, guerra giunta a sua volta come culmine negativo del ventennio infausto di cui codesto medesimo libro parla, insieme a degli excursus sui cugini nazisti, affrontandone degli aspetti in chiave camp estrapolati dal loro involontario trash, per dirla con i termini di coloro che sanno di fenomeni di comunicazione di massa, ambito a cui sia il fascismo che il nazismo si dedicarono con grande attenzione, sviluppando nel grado maggiore possibile all’epoca tutto l’apparato mediatico a loro disposizione per assoggettare anche con la persuasione oltre che con la coercizione le masse, con risultati che vanno dal grottesco all’agghiacciante.
La sentenza di Flaiano che mi era venuta in mente era, ovviamente, quella che dice così: “Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità”, sentenza che il recentissimo destino politico della nostra disgraziata nazione rende ancora più preoccupante di quanto non la sia in origine, ahinoi.
Anche per quest’ultimo motivo trascurerò in questi brevi note il riferimento all’intrinseca natura fascista dell’italiano – frase che detta così adesso mi mette un po’ i brividi – e penserò di più a quelle successive, soprattutto all’ultima, che mi sembra ancora adesso la più azzeccata e duratura nel tempo, cioè l’aspetto esaltatrice e rassicurante, per chi lo pratica, del fascismo italiano, mentre per il nazismo penso valga più la prima definizione e meno la seconda, anche perché è ovvio che chi si senta membro di una razza superiore non senta il bisogno, nemmeno inconscio, di rassicurazione.
Ecco il motivo di tutte le storielle deliranti che qui il buon Whistle raccoglie, i sonetti fascisti richiesti a Trilussa, addirittura il delirio del Pinocchio fascista, che usurpa in maniera grottesca quello che è per eccellenza il simbolo della disubbidienza nel contesto di un regime, i pietosi divertimenti del dopolavoro fascista; mentre riguardo all’aspetto dell’esaltazione dell’odio possiamo registrare tranquillamente le farneticazioni – qui riportate – de “La Difesa della razza” o le nefande vicende dell’esercito italiano in Etiopia, le cui efferatezze venivano tenute sotto silenzio fino a non molto tempo fa (quando andavo a scuola io) e sono venute fuori in gran parte per l’opera meritoria di uno storico non accademico come Angelo del Boca. Oltre a queste amenità passate, sono assolutamente degne di nota le note sulle vestigia fisiche del regime ancora adesso presenti nel nostro territorio che il paziente A. C. registra da buon cittadino romano, facendole precedere dalle pretese storico filologiche degli epigoni fascisti del presente, a cui il Nostro oppone le sacre ragioni dell’iconoclastia popolare, una volta che il tiranno faccia la fine che si è meritato. Se poi non vi sono bastate le scempiaggini del totalitarismo nostrano, niente paura, perché troviamo a completare il quadro la disamina tagliente di alcuni testi capitali della propaganda nazi/razzista (Il clamoroso falso dei “Protocolli dei savi di Sion” e il Mein Kampf) e una serie di amenità sull’ossessione nazista per la magia, nonché del gossip succoso con cui Whistle, che non è così cattivo come sembra, ci spiega bravamente come anche i nazisti hanno un cuore ( 🙂 )!

Per Codice Rosso Falco Ranuli

A. C. Whistle, Dittature. Tutto quanto fa spettacolo, Kulturjam Edizioni.