Ambiente

Livorno & Gassificatore

L’utopia di un gassificatore verde a Livorno con poca trasparenza né partecipazione né alternative e molti rischi per l’ambiente e la salute e la politica sta a guardar le stelle mentre Livorno affonda.

Livorno città di mare dal sapore di sale e di cacciucco, di passeggiate sul mare alla rotonda, di tramonti alla terrazza. Livorno città di sfottò senza cattiveria, di solidarietà, di accoglienza, di spontaneità e di tanta simpatia. Questa immagine di Livorno si sta consumando a poco a poco sotto le sferzate della crisi e dell’individualismo dilagante. Da tempo rimangono poche vecchie glorie che puoi incontrare al mercato o in qualche vecchio quartiere storico. Eppure quella Livorno accogliente, felice, simpatica un po’ ciana ma sincera viene sempre evocata spesso come marchio di una livornesità doc e usata come calamita per richiamare turisti. Ebbene oggi al suo posto c’è una città in crisi che tenta di risorgere dalle sue ceneri come l’araba fenice che annaspa alla ricerca di una identità di sviluppo che la conduca fuori dal tunnel, una via di uscita che politici e imprenditori non sono capaci di trovare. In questa situazione difficile aggravata dalla deindustrializzazione fa capolino il progetto che ENI vuole costruire a Stagno con il beneplacito della regione, un grosso impianto di gassificazione per poter trasformare 200.000 t/a di immondizia compressa, provenienti da tutta la regione, CSS (combustibile solido secondario ricavato dai RSU e RS) e Plasmix (mix di varie tipi di plastiche e altro materiale derivante dai rifiuti non riciclabili) in 100.000 t/a di metanolo. L’area interessata al progetto è di quattro ettari e l’impianto funzionerà h24 occupando a regime circa 60 addetti. Per la realizzazione in 4 anni del progetto si prevede un costo di 250 milioni di euro. Stagno è stata scelta per la presenza nel territorio di infrastrutture “Utylities” e servizi di base (Porto, raffineria, collegamenti stradali e ferroviari). A detta di ENI tutto il processo dovrebbe svolgersi alla luce del sole in totale trasparenza e partecipazione con gli autoctoni e Stakeolder a tal fine sarebbero previsti incontri esplicativi e workshop per fugare ogni dubbio e timore in merito alle possibili ricadute negative sull’ambiente. La bio-raffineria, così è stata impropriamente chiamata, è di fatto è un gassificatore di rifiuti per la produzione di metanolo e non dovrebbe, a detta di ENI, produrre emissioni tossiche (diossine e furani) grazie al processo di gassificazione ad alte temperature (1200°). Sono previste anche compensazioni a favore dei territori interessati che al momento non mi risulta siano state esplicitate. Il progetto è già noto da tempo ai comuni e alla regione che ha firmato un protocollo di intesa (vedi delibera della G.R n°867 del 5 luglio 2019. Credo che la razio Regionale che sottende questa simpatia verso il gassificatore è quella della progressiva riduzione del conferimento dei rifiuti nelle discariche oramai colme, con conseguente riduzione degli oneri ambientali ed economici legati allo smaltimento di rifiuti in discarica, sempre più costosa rispetto all’incenerimento per gassificazione. Inoltre risolverebbe i problemi relativi alla mancata costruzione del mega-bruciatore di Sesto Fiorentino per la forte opposizione degli abitanti di quella zona. Fatto il quadro occorre a questo punto avanzare alcune osservazioni e domande:
La combustione di CSS e Plasmix ad alte temperature (1200°) con ossigeno produce syngas, poi trasformato in metanolo, e le pericolosissime nano-polveri, misurabili solo con microscopi elettronici a trasmissione quindi non rilevabili al camino. Tali polveri sono così impercettibili che non possono essere filtrate, per tanto vengono respirate ed entrano nel circolo sanguigno attraverso le vie respiratorie penetrando nei tessuti e nelle cellule oltre che nella catena alimentare con proprietà mutagene e cancerose (IARC International Agency for Research on Cancer). Pertanto, occorrerebbe preventivamente un serio monitoraggio delle esperienze già in essere e fare una preventiva indagine epidemiologica della popolazione residente nella zona di stagno e zone limitrofe.
La legge di conservazione della massa nelle reazioni chimiche (il peso delle sostanze reagenti e uguale ai prodotti della reazione) ci spinge a chiedere dove verranno conferiti i residui della combustione, ceneri e vetrificati? Forse, dico forse è prevista l’apertura della discarica del Limoncino per risparmiare sul trasporto e conferimento in altre zone?
L’attività del gassificatore ENI probabilmente impatterà pesantemente sul traffico locale intasando le normali vie di accesso alla città, incluse le emissioni di gas climalteranti anche se in titolo inferiore rispetto al loro conferimento negli inceneritori. Inoltre sarebbe opportuno conoscere, in merito alla gassificazione dei combustibili solidi secondari e del plasmix la quantità della produzione di microelementi metallici e semi metallici(As, Ba, Be, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Mo, Mn, Ni, Pb, Sb, Se, Tl, V e Zn), i metodi per lo smaltimento e la loro impronta ambientale negli anni sul territorio. Per riassumere: in linea generale le presunte emissioni inquinanti prodotte dal gassificatore possono essere: Gas acidi, materiale particolato PM , NOx, CO, CO2, metalli pesanti, IPA;
Il PLASMIX è un residuo proveniente dalla selezione delle plastiche; in esso è composto per il 53% da materiali di scarto come: carta, cartoni, tessuti, vetro, metalli, polistirene espanso; il resto è composto all’incirca dal 21% di FIL/S in PP e PE, dal 24% da PET (6% incolore, 12% azzurrato, 5% colorato e 1% opaco); Il CSS (combustibile solido secondario) è un Combustibile Prodotto Derivato da trattamento Rifiuti non pericolosi urbani e speciali (DM 22/2013 del 14/3/2013) ed è composto da rifiuti organici 45% altro 31%tessili% carta e cartone 13%plastica 9% (fonte: Nomisma Energia su dati Ministero dell’Ambiente); sul bollettino della regione Toscana n° 33 del 14.8.2019 troviamo pubblicata la risoluzione del 24 luglio 2019, n. 255 Approvata nella seduta del Consiglio regionale del 24 luglio 2019, collegata alla comunicazione n. 41 della Giunta regionale sulla“… nuova politica sui rifiuti in Toscana in una logica di economia circolare”.
Tutto questo ci porta a prospettare che forse sarebbe meglio fare un’attenta analisi dei fatti e conoscere nei particolari peculiarmente il progetto per la costruzione del gassificatore e la sua reale ed obiettiva impronta ambientale prima di dare per approvata la sua costruzione. Questo alla luce del fatto che la zona è già sovraccaricata di attività industriali inquinanti. Ciò sarebbe opportuno se non altro per buon senso. Occorre guardare in altre direzioni e favorire lo sviluppo di occupazione verde. Occorre anche valutare in base alla legge labronica:“del poggio e bua fanno pari” se i prospettati incrementi occupazionali promessi da ENI necessari alla gestione del gassificatore non vadano ad erodere altre attività occupazionali limitrofe legate ad AAMPS e collegati all’inceneritore. Come sarebbe importante conoscere chi dove quando e quanto produrrà il CSS e il Plasmix necessario al funzionamento del gassificatore. Il timore è che tali attività produttive di riciclo in combustibile solido e plasmix dei rifiuti non siano previste e se previste non riguardino i comuni della costa. Oppure che tali grossi quantitativi provengano da altre parti del paese con ritorni nelle casse della regione senza premi per la costa. Inoltre chi ci garantisce cosa sarà bruciato? Anche il reclamizzato abbattimento di gas serra nei processi di gassificazione rispetto all’incenerimento tossico fa sorridere se si pensa che quello che si risparmia dalla porta entra poi dalla finestra quando il metanolo prodotto sarà a sua volta bruciato. Ciò a riprova della validità sperimentale della legge labronica che poggio e bua fanno pari. Insomma ci pare che le zone d’ombra dove fare luce siano molte. A tal fine si riportano alcuni suggerimenti di esperienze che potrebbero essere fonte di ispirazione ai politici locali di sviluppo occupazionale riciclando i rifiuti senza gassificarli per gli utili di ENI. A Bristol in Gran Bretagna la società di costruzioni Willmott Dixon ha messo a punto un brevetto per usare il Plasmix per sostituire il bitume e asfaltare le strade in quanto più elastico, si oppone alla formazione di buche ed ha una maggiore durata. Ciò permette inoltre un significativo abbattimento dei gas climalteranti rendendo utile la spazzatura invece di bruciarla. A Pontedera c’è una impresa la Revit Recycling che ricicla il plasmix in sostituzione del legno e di altro materiale plastico. A San Giorgio su Legnano la Icma San Giorgio è in grado di produrre lastre tecniche dal plasmix e profilati insensibili ai funghi ,muffe e insetti, resistente e flessibile. Alcuni di questi progetti godono di finanziamenti comunitari e sono solo alcuni esempi di una possibile reindustrializzazione sviluppando tecniche di riciclo.
il 16 ottobre 2019 ENI ha incontrato i rappresentati dei comuni di Livorno e di Collesalvetti ed ha illustrato ufficialmente il progetto ENI-NexChem per la realizzazione di un impianto di gassificazione (Waste to Methtanol) per bruciare ad alte temperature combustibili solidi ricavati dagli scarti dei rifiuti urbani speciali e varie plastiche non più riciclabili per ottenere Syngas dal quale ricavare metanolo. Dopo questo incontro non è seguito ad alcun incontro informativo pubblico con i cittadini e questo non è un buon inizio. Pertanto Codice-Rosso invita seriamente il sindaci di Livorno e di Collesalvetti a prendere in considerazione l’applicazione della legge regionale 46/2013 e richiedere al garante della partecipazione i necessari fondi per istituire un progetto di percorso deliberativo-partecipativo al fine di attivare un dibattito pubblico nei due comuni coinvolti dal gassificatore (Bollettino Ufficiale n. 39 parte prima del 7 agosto 2013) che riprende i concetti della legge 69/2007 (Bollettino Ufficiale n. 1, parte prima, del 3 gennaio 2008).L’obbiettivo di un buon governo del territorio è :“contribuire a rinnovare la democrazia e le sue istituzioni integrando la loro azione con pratiche, processi e strumenti di democrazia partecipativa” e concorrere in tal modo alla creazione di “una più elevata coesione sociale, attraverso la diffusione della cultura della partecipazione e la valorizzazione di tutte le forme di impegno civico, dei saperi e delle competenze diffuse nella società”(cit art.1 L.R.46/2013). Resta ben inteso comunque che rimane un dovere civico operare con lo scopo delle 4 R: Riciclo, Recupero, Riuso ma soprattutto Rifiuti zero!

{D@ttero}

foto:https://www.pexels.com/it-it/foto/colpo-panoramico-del-cielo-247763/

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