Editoriali

Santori, il Daspo e gli algoritmi che studiano le opinioni

Siccome non sono tra quelli che si sono gettati d’istinto contro le sardine presumo di poter parlare con quel tipo di distanza dall’oggetto che permette di ragionare piuttosto che attaccare. Anzi, continuo a ritenere che le sardine siano un movimento utile nel momento in cui si danno degli obiettivi precisi: fermare Salvini, disarticolare la Lega, impedire che il dispositivo leghista si riproduca. Questo perché l’attuale edizione del centrodestra è più disperata e pericolosa, collocandosi oltreutto in uno scenario economico peggiore, di quella che vedeva a capo Silvio Berlusconi.  La sovrapposizione, in alcuni tratti evidente in altri meno, tra centrosinistra e sardine non mi spaventa. Per entrambi i soggetti, ma vale per tutti, l’ora della ricreazione finirà quando dovranno affrontare i nodi, le grandi criticità strutturali del paese. Ma è ovviamente di gran lunga preferibile il fatto che le criticità del paese vengano affrontate dal centrosinistra piuttosto che da un centrodestra che promette una società che pare una caricatura di Handmaid’s Tale, una serie tv distopica seriamente consigliabile per capire le destre del futuro : conflittualità e innovazione si sviluppano meglio se l’asse politico istituzionale del paese non è troppo arretrato.

Detto questo la proposta di Santori sul DASPO per i “violenti” dei social è sia demenziale che reazionaria.  Cominciamo dall’aspetto reazionario -inteso come risposta in termini securitari e di emergenza ai comportamenti sociali: equiparare le curve ad alcuni comportamenti dei social, e provare a accumunare il tutto nel DASPO, rappresenta il livello finale di animalizzazione dei comportamenti da stadio e quello iniziale dei comportamenti dei social. Certo è chiaro il livello di pressione sociale e di denigrazione subiti sui social, in modo odioso, dai soggetti messi all’indice dai post di Salvini. La risposta del DASPO va nella direzione di salvinizzare la proposta politica non di dissolvere il consenso attorno alla Lega. Infatti non è animalizzando i comportamenti sociali digitali, invocando misure di selezione del linguaggio che si risolve il problema.

Passiamo all’aspetto demenziale. Ma tecnicamente come vorrebbe risolvere Santori il problema? Mandando una delegazione a Palo Alto per Facebook e a Menlo Park per Instagram per studiare soluzioni algoritmiche per isolare i “violenti”? E chi lo emetterebbe il DASPO, un qualche programma dalla California concordato con una commissione del parlamento italiano? Come sappiamo il DASPO è prima di tutto un provvedimento discrezionale e immediato basato sulla presunzione di pericolosità sociale. Si badi bene, sulla presunzione: per cui il DASPO si prende anche, e volentieri, non avendo commesso niente ma in presunzione che quella persona, in quel luogo, potrà commettere qualcosa di antisociale. Ammesso, e non concesso, che ci siano soluzioni tecniche -e politico commerciali –  in grado di soddisfare questa logica l’effetto sarebbe non quello di regolare la conversazione di rete ma quello semplicemente le persone dai principali social. Semplicemente perchè la presunzione è un criterio molto largo e, fa bene ricordarlo, ci sono in giro davvero troppi programmi in grado di presumere di prevedere come ti comporterai in rete: c’è davvero il rischio di esporre una società a controllo feroce sulla base di un modello antropologico fondato sul sospetto e armato di complessi algoritmi.  Insomma quando si comincia a voler “limitare l’odio in rete” si finisce presto a Minority Report o alle misure di restrizione dell’opinione del governo cinese (che potrebbe dare tante lezioni a Santori). La rete è una bestia strana, ricordiamocelo sempre.

Insomma quale è il problema? La bestia di Salvini ha quattro teste: azioni sul territorio, capacità di profilare il grande pubblico per attrarre consenso, formazione, capacità di attrarre l’attenzione dei media. Non servono soluzioni improbabili o tipiche da reazionari del politicamente corretto per tagliarle. Serve una strategia molto, molto più profonda , il resto è roba da conferenza stampa e il problema Lega rimane.

per codice rosso, nique la police