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La poesia come resistenza: voci contro nell’Iran di oggi

Anche oggi ci sono dei luoghi nel mondo in cui la poesia e la creazione letteraria rappresentano significative forme di resistenza e di opposizione ad un potere greve ed oscuro: uno di questi è l’Iran in cui i diritti umani – soprattutto quelli delle donne – vengono crudelmente calpestati ogni giorno. Manifestare la propria voce per mezzo della poesia e della letteratura è un’azione che disturba moltissimo il potere oppressivo perché si tratta di un atto di libertà che rappresenta l’esatto opposto delle sue logiche rigide e geometriche. Sia manifesta la tua voce, uscita recentemente per Argolibri, è una raccolta che comprende le più significative voci della poesia persiana contemporanea ed è nata in occasione di un incontro al Polo del ‘900 di Torino, organizzato dalla rivista Argo insieme ad altre associazioni culturali attente al tema dei diritti umani, su iniziativa della poetessa e attivista Azam Bahrami: qui poetesse e poeti, attiviste e attivisti iraniani e italiani si sono confrontati sulla situazione che stava dilagando nelle piazze e nelle strade dell’Iran. Come scrivono Rossella Renzi e Claudia Valsania nella prefazione, “ci sono luoghi del nostro tempo in cui la poesia è una creatura irregolare, costretta a nascondersi o a fuggire, a inventare strade e spazi alternativi che fermentano nell’ombra, lavorano nel sottosuolo. Sono movimenti di resistenza verso le varie forme di controllo e di censura esistenti, agiscono per dare respiro alla propria essenza: per esprimere, senza catene e con energia rinnovata, quella ricerca di libertà e di bellezza a cui da sempre, attraverso il fare poesia, tende la natura umana”. Infatti, “la poesia è intrinsecamente parte della cultura persiana” ed è “un modo di stare nel mondo, un agire politico che diventa gesto di ribellione”. Le istituzioni culturali e politiche iraniane esercitano infatti un controllo sistematico e una censura che non colpiscono soltanto i testi, le pubblicazioni e le divulgazioni nel mondo editoriale ma anche le persone, privandole della libertà e, nei casi più gravi, dello stesso diritto alla vita.

Il volume raccoglie una selezione di testi poetici di Mina Assadi, Maryam Hooleh, Granaz Moussavi, Azam Bahrami, Athena Farrokhzad, Mana Aghaee, Nina Sadeghi, Ali Abdolrezaei (l’unico poeta maschio della raccolta) ed è corredato da una serie di significative opere grafiche di denuncia della violazione dei diritti delle donne. Le opere sono presentate in traduzione italiana, in una versione intermedia in inglese e nella versione originale in persiano, a testimoniare il delicato passaggio tra più lingue e culture. Molte di queste autrici e autori, infatti, sono stati costretti a fuggire dal loro paese e vivono all’estero recando una continua testimonianza militante e poetica della violazione dei diritti umani che si consuma quotidianamente nell’Iran di oggi. Lo stesso titolo della raccolta, Sia manifesta la tua voce, appare emblematico: è soprattutto la voce di chi subisce una continua oppressione e violazione dei suoi diritti che deve far sentire la sua voce, e nella fattispecie sono le donne le persone che, in Iran, subiscono maggiori violenze e ingiustizie. La raccolta ci fa capire come la poesia sia ancora un mezzo potente di libertà, di resistenza e di contestazione, come poteva esserlo in Europa all’epoca dei regimi e delle dittature del Novecento.

Le prime poesie che ci vengono presentate sono quelle di Mina Assadi (nella traduzione di Pina Piccolo, che firma diverse rese italiane della raccolta), nelle quali è molto forte la voce di denuncia contro la perdita dell’umanità e contro la censura e le forze patriarcali in Iran, nonché contro le leggi sui rifugiati in Svezia, paese dove attualmente vive. Se in Schizzo 4, Assadi rivendica il suo diritto a non essere un “agnello sacrificale” ma, al contrario, a possedere una viva forza di amare e generare amore, un sentimento che contrasta con la violenza e la crudeltà diffuse e in A mio parere, un anello significa schiavitù denuncia la violenza patriarcale del suo paese d’origine, in Bombardamento, invece, incontriamo la terribile e lieve descrizione della vita spezzata di un bambino dalla violenza degli esseri umani. Di Mariam Hooleh incontriamo due testi, uno dei quali è intitolato significativamente I sogni appiccicosi di una farfalla bandita, una rivendicazione dei suoi diritti umani di donna, diritti umani violentemente banditi nel suo paese. La successiva poeta, Granaza Moussavi, ne La vendita, dopo aver dato l’addio al suo paese, sogna di poter tornare, in un sogno notturno fatto ad occhi aperti (quasi come Giorgio Caproni che, in Ultima preghiera, anche se con ben altri accenti, sogna un suo ritorno onirico a Livorno), perché “verrei a raccogliere i pezzi strappati del domani, / per incollarli insieme prima dell’ora delle preghiere dell’alba”. Nella propria terra si potrà forse tornare soltanto nei sogni – e allora vengono in mente i componimenti sull’esilio di Ovidio – perché un potere crudele e purtroppo ben reale lo impedisce: “In quei giorni, andate a casa mia e annaffiate i gerani; / forse arriverà la primavera / e tra cinque minuti sarò lì”.

Incontriamo il dolore per la fuga e l’esilio forzato anche nei due componimenti di Azam Bahrami presenti nella raccolta, soprattutto se ad essere colpito dalla violenza e dall’esilio è il corpo di una donna: “In quelle dolorose crepe sui tuoi capezzoli / e sulle tue labbra insanguinate, / le sofferenze, contate, sotto i passi dei cammelli soggiogati, morti”. In Al sangue versato nell’autunno del ’21, la poeta denuncia le violenze che si consumano nelle strade del suo paese, laddove il regime incarcera e uccide e l’unico modo per sfuggirgli è ‘vendersi’ ad un terribile esilio:

Noi
siamo stati venduti a tende più grandi
a colonne più colorate
a venditori più scaltri
alle strade parigine
alle architetture romane
a quei deserti d’Etiopia.
Noi siamo stati venduti al mercante più sanguinoso
e stiamo in piedi sul balcone
a osservare lo spettacolo che sta per finire.

Il dolore per le repressioni e per il sangue versato, nonché la speranza in un futuro di libertà, soprattutto per le donne, avvolge anche i versi di Athena Farrokhzad che, in I giorni dell’asino, si chiede: “Ma ci sarà veramente una rivoluzione dopo la notte della rivoluzione / e apparterrà alle nostre figlie, se ci sarà? / e sono davvero le nostre figlie quelle che dormono nel letto? / e a quale tipo di lapide ritorneremo?”. Mana Aghaee, in uno dei suoi componimenti raccolti in Sia manifesta la tua voce, dal titolo La benda, ribadisce l’importanza della scrittura poetica per opporsi alle violenze perpetrate dal potere perché le ferite si possono trasformare in poesia: “Questa poesia che ti dedico / è scritta da una donna ferita / a cui aggiungo: / rilegate le vostre ferite / e pubblicatele / prima che diventino una notizia stantia”. Le ferite dell’esilio – come hanno dimostrato due grandi poeti come Ovidio e Dante – si trasformano in poesia, ma quest’ultima diviene anche un’arma affilata contro le repressioni imposte dall’alto.

Nina Sadeghi riporta al centro delle sue composizioni il corpo della donna, nonché la sua particolare forza di resistenza che risiede nella scrittura poetica che può sfuggire al pervasivo controllo: “la poetessa è tornata / come un sogno che sfugge / dal controllo / ed io / l’ho incontrata nel mio ventre l’ho guardata negli occhi / e quel legame tra me / e la castità del mio amore divenne un canto / estraneo ai miei versi” (L’incertezza della libertà). La figura del poeta esiliato è estremamente presente anche nei versi del poeta e scrittore Ali Abdolrezaei, a rimarcare ancora una volta l’importanza della parola poetica come strumento di libertà. Nella sua poesia, dal titolo Censura, scrive che “hanno decapitato il mio ultimo verso” e “il sangue come inchiostro percuote la carta”: non a caso, la censura si accanisce tanto contro la poesia perché ne ha compreso l’inesauribile forza. Una forza che, grazie a Sia manifesta la tua voce, giunge intatta fino a noi, con la sofferenza e il dolore che la accompagnano: sofferenza e dolore che contraddistinguono sempre i veri strumenti di resistenza e di libertà.

Per Codice Rosso, Guy van Stratten

 

La poesia come resistenza: voci contro nell'Iran di oggi 2

Sia manifesta la tua voce. Forme di resistenza nella poesia persiana, a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania, Argolibri, Ancona, 2024, ebook, pp. 83, euro 5,00.

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