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La banca della fideiussione del Livorno multata per violazione leggi su riciclaggio e finanziamento terrorismo

Nei giorni scorsi gli sportivi livornesi, tramite stampa, hanno imparato a conoscere la Bank Winter & Co.  come l’istituto che ha emesso la fideiussione che ha permesso l’ingaggio dei giocatori bloccati fino a quel momento per problemi burocratici. La fideiussione, che nelle settimane precedenti era stata annunciata come proveniente da Banca Cerea, è stata invece emessa, stando alle cronache dei giornali e dei siti che si occupano di Livorno, dalla Banca Winter che, evidenziamo, è stata multata dalla Authority finanziaria austriaca per aver violato la procedura di prevenzione contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo.  Ora, di questa ed altre notizie eravamo a conoscenza nel momento stesso in cui stampa e siti livornesi dedicati al calcio hanno diffuso la notizia della avvenuta accettazione della fideiussione. Non abbiamo pubblicato subito nella speranza che nel frattempo si aggiustassero le cose in una operazione di acquisizione del Livorno diciamo, per tenersi bassi, dai caratteri non proprio brillanti. Nel frattempo, dopo l’uscita di Banca Cerea dalla possibile gestione del Livorno,  addirittura qualche sito locale si è persino lanciato nel definire la Banca Winter come “prestigiosa”. Mettiamola così, una banca citata dal Financial Times non è di quelle che non si notano. Purtroppo la Banca Winter è conosciuta dal Financial Times ma come attore di una operazione di riciclaggio in Russia di circa 175 milioni di dollari e come vettore di transito per il finanziamento estero alla Lega di Matteo Salvini.

Senza speculare sui fatti bisogna ricordare che da tempo l’Unione Europea ha ufficialmente classificato il calcio come settore a rischio riciclaggio oltre  che soggetto, come sosteniamo da quando è iniziata la vicenda Livorno, ad una economia del fallimento che in Italia ha caratteri particolari. Come quella di personaggi conosciuti ai tifosi livornesi, proprio i mitici Pomponi e Covarelli,  condannati per sia per fallimento che per riciclaggio legato al calcio che, occhio al dettaglio, la magistratura ha definito soggetti che operano “attraverso complesse strutture societarie e intricate dinamiche finanziarie, finalizzate a dissimulare i reali beneficiari, [che hanno permesso che ingenti somme siano] state rimpatriate dall’Austria all’Italia” . Già, agli osservatori di dinamiche finanziarie l’opacità del sistema bancario austriaco non stupisce visto che lo stesso Financial Times ne ha parlato più volte. Sorge quindi spontanee un paio di domande: quanto il Livorno si serve della Banca Winter per le sue operazioni? Il Livorno si serve anche di altre banche austriache, estere e che tipo di società stanno per legarsi, come fornitrici di servizi alla società amaranto? Nell’articolo del Messaggero, qui citato, che parlava della condanna di Pomponi e Covarelli, alla testa di società per dimensioni simili al Livorno, si parlava chiaro “l’Austria è il punto di snodo e di riferimento, ma società e banche utilizzate per far perdere le tracce dei soldi (..) portano anche in Gran Bretagna e Germania”. Va fatta chiarezza su quali banche e società agiscono attorno al Livorno, per il bene di tutti. Anche perché non si capisce bene chi, del Livorno, sia proprietario o fiduciario di chi tra quote, deleghe, amministratori delegati, esecutivi, presidente, direttore generale e maggiore azionista. Sono cose che accadono anche a livello più grande, vedi l‘indagine su chi è il vero proprietario del Milan, ma sul nostro piano, dove i soldi sono pochi e i rischi maggiori, la massima trasparenza è necessaria. Non vorremo ritrovarci in una babele, oltre che di persone, di società e istituti bancari che, alla fine, portano il Livorno dove Pomponi e Covarelli, assieme, hanno portato il Pisa e il Perugia. Fonti professionali da noi interpellate sostengono che è la forma legale stessa della squadra di calcio che permette poca trasparenza.  Certo, con la crisi delle istituzioni e della politica livornese, dove la parola controllo è solo retorica o qualcosa da applicare ai più emarginati, difficile sperare in un intervento serio ma, suonando le campane a ripetizione, prima o poi qualcosa accade. Certo, che il Livorno a inizio anno fosse appetibile per un soggetto poi indagato per riciclaggio qualche sovrapensiero ce lo fa venire: sulla superficialità delle istituzioni livornesi e su cosa attira il nostro territorio.

Qui i fatti parlano chiaro: tra pagamenti saltati, faticosi e presunti anche la ricapitalizzazione annunciata del Livorno , pur assumendo una portata rilevante l’immediata gestione sportiva, va capita nella sua reale dinamica societaria e finanziaria. Fino ad oggi la netta impressione è che il Livorno, tra pagamenti ritardati e annunciati, sia soprattutto destinato a nutrire il denso capitolo dell’economia del fallimento.  Ma, in questo genere di operazioni, le varianti sono molteplici: va capito se il Livorno serve per far affluire capitali, e di quale natura, o se per  ridurre al minimo i pagamenti e diventare una sorta di bara fiscale (acquisizione di perdite di altri gruppi tramite la loro aggregazione) o di bad bank che dir si voglia, come lo stesso gruppo Spinelli ha fatto stivando un pò di debiti in società. Livorno24 ha ricordato, citando un recente studio sul riciclaggio dei capitali in Toscana, che proprio il Livorno calcio è a rischio in questa situazione: evidentemente non siamo i soli aver messo gli occhiali per vederci meglio. Certo, la natura caotica di questa operazione Livorno, il susseguirsi di  diversi soggetti alla guida della società in poco tempo, e la difficoltà a onorare pagamenti fanno pensare a un prevedibile fallimento più o meno pilotato. Vedremo i prossimi capitoli.

Non amiamo girare attorno alle cose: fino a che la situazione del Livorno non migliora bisogna vigilare   – ricapitalizzazione o meno, pagamenti o meno – sulla natura, e sulla circolazione dei capitali immessi, o omessi, nel Livorno  che fanno capire se la nostra società è sulla strada giusta o verso nuove avventure che con il calcio hanno a che vedere solo come pretesto e che, potenzialmente, possono inquinare il nostro territorio.

Naturalmente non ci riteniamo circondati da un alone di spirito santo: per eventuali rettifiche, precisazioni o risposte alle domande che facciamo siamo a disposizione degli interessati. Comunque  una serie di fatti li abbiamo portati e certificati: le sanzioni per violazione delle procedure sul riciclaggio del Banca Winter, spacciata da qualcuno come cristallina quanto l’acqua di sorgente, le inchieste in cui è coinvolta, i rischi nell’uso di banche austriache nel calcio italiano. Sta a chi dovrebbe, come si usa dire, “fare i fatti” rispondere in modo costruttivo. Magari non rispondendo che la federazione ha definito come lecite certe operazioni. Era già accaduto, e sappiamo come è andata a finire, con l’immissione nel sistema calcio senza reali controlli di Pomponi, Covarelli, Petroni e in tutti i casi in cui, con altre società, sono stati coinvolti diversi attuali dirigenti o detentori di quote del Livorno.  E’ la sostanza qui che conta, il resto è retorica o artificio legale.

nlp

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